Alfero 2012
Con la vendemmia 2012 doppio restyling del mio Alfero vino totalmente prodotto da uve Pinot Nero.
Aspetto grafico con nuova etichetta e retro-etichetta ma il cambiamento più marcato è nel vino e nella vinificazione: solo in acciaio “sur lie” per quasi 8 mesi al fine di esaltare la parte aromatica del vitigno senza andare in note troppo speziate che mi conferiva il legno di affinamento.
Il 2012 è sia punto di arrivo che di partenza del mio Pinot Nero.
Di arrivo perché, con il 2012, si completa il viaggio per trovare la giusta e più precisa interpretazione del vitigno in terra piemontese/astigiana.
Percorso che iniziai nel 2004 data della prima vinificazione in purezza: prima veniva usato nel blend per l’Amis (pinot nero, barbera e cabernet sauvignon).
Di partenza perché credo di aver trovato il giusto equilibrio in vigna ed in cantina per far uscire l’adeguata femminilità del vitigno in una terra che spesso esaltava la parte tannica.
Piantai il primo Pinot Nero nel 1989 quando, allievo della Scuola Enologica di Alba, già allevavo passioni, piccoli e grandi sogni.
Grazie al Prof. Albino Morando realizzammo un vigneto sperimentale, un campo di prova dove far coesistere portainnesti e cloni diversi che, dopo 20 anni di studio, potessero fornire indicazioni sulle combinazioni (portainnesto/clone) migliori per i nostri terreni.
Erano gli anni in cui si piantava Pinot Nero in Piemonte per passione, visti gli eccellenti risultati dei vicini cugini, ma soprattutto perché si pensava di utilizzarlo come vitigno migliorativo della Barbera e di suoi eventuali blend con vitigni internazionali che allora erano molto di moda.
In terreni profondi e generosi come i miei di Castel Boglione ci sono voluti anni per domare l’irruenza del vitigno ed ottenere il giusto equilibrio.
Un tempo diradavo molto molto di più perché pensavo che la qualità si facesse solo con rese molto basse (35-40 quintali/ettaro) spesso però cadevo nella surmaturazione dell’uva ed in un anticipo troppo marcato della vendemmia in un periodo ancora troppo caldo.
Ora si lascia una produzione di 65-75 quintali/ettaro per avere un maggior equilibrio acido quindi un’adeguata freschezza ed un frutto più preciso.
Inoltre, in annate come questa, riesco a spostare in avanti la vendemmia per avere una maturazione più lenta ed in clima più favorevole.
Abbiamo anche imparato a gestire il suolo ed a decidere per inerbimento dell’interfila o della lavorazione del terreno a seconda della diversa annata e del suo andamento climatico.
Nei nostri terreni se il Pinot Nero va in eccessivo stress idrico, produce troppi tannini decisi ed irruenti, quindi in annate secche, si rende necessaria la lavorazione del vigneto per limitare le perdite di acqua per evapotraspirazione.
Ghiaccio secco e maturazione lunga sui lieviti (sur lie) mi consentono di tirar fuori l’eleganza e la tipicità senza esagerare nella trama tannica.
Questo è il risultato come da foto postata su facebook da una amica cliente che non ha resistito ad assaggiare il nuovo Alfero 2012.